Sei archeologi e nessun mistero: ciclo di conferenze sul mondo degli Etruschi
«È in verità impressionante il constatare che, per due volte nel VII secolo a.C. e nel XV d.C., pressoché la stessa regione dell'Italia centrale, l'Etruria antica e la Toscana moderna, sia stata il focolaio determinante della civiltà Italiana»
Con questa frase (Jacques Heurgon, Vita quotidiana degli Etruschi, Milano 1967, p. 23), uno dei massimi esperti del mondo etrusco rifletteva con stupore quasi entusiastico sulla mirabile coincidenza tra la grandezza delle genti toscane nel periodo cosiddetto Orientalizzante, prima, e in quello Rinascimentale, poi.
Perché allora non coinvolgere un pubblico il più ampio possibile in una riflessione sul mondo etrusco, nella cornice di un magnifico palazzo del Rinascimento italiano, scelto come dimora di una delle raccolte più importanti al mondo di materiali relativi a un popolo il cui presunto mistero, grazie all’archeologia, è ogni giorno sempre meno tale?
Così è nata l’idea di promuovere e ospitare nel Salone delle Carte Geografiche di Palazzo Costabili, sede del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, da gennaio alla metà di maggio 2013, una serie di "lezioni" curate da sei Archeologi della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna (Valentino Nizzo, Mario Cesarano, Paola Desantis, Caterina Cornelio, Simona Carosi e il Soprintendente Filippo Maria Gambari) volte ad approfondire, anche alla luce delle più recenti novità provenienti dal nostro territorio, gli aspetti più interessanti della Storia e della Cultura degli Etruschi, cercando di sfatare qualche “mito” e di svelare qualche presunto “mistero”, senza nulla togliere al fascino che avvolge da secoli una delle Civiltà più importanti dell’Italia preromana.
Tutte le conferenze si sono svolte di giovedì, con inizio alle ore 16 e una durata indicativa di circa due ore, aperte al più vasto pubblico pur dedicando un riguardo particolare al mondo della scuola, docenti e studenti degli istituti scolastici di ogni ordine e grado.
Gli archeologi della Soprintendenza hanno trattato i diversi temi con linguaggio moderno e comunicativo, in modo da promuovere la conoscenza degli Etruschi secondo le linee di studio e ricerca più aggiornate. E' stato un modo per fare il punto su tante questioni in apparenza ancora irrisolte, dall'enigma della lingua al falso problema della loro origine, cercando al tempo stesso di capire perché, nel corso dei secoli, tanti autori antichi e moderni (i soli da cui possiamo trarre informazioni sugli Etruschi) abbiano voluto attribuire a questo popolo caratteristiche particolari e spesso contrastanti, con intenti che, lungi dall'essere storici e didascalici, si rivelano oggi faziosi e politicamente orientati.
La Scoperta degli Etruschi
Valentino Nizzo (archeologo Soprintendenza Beni Archeologici Emilia-Romagna)
Ciò che oggi tutti noi tendiamo a dare per scontato, del nostro presente così come del nostro passato, è spesso frutto di un percorso complesso e intrigante, sviluppatosi talora nell’arco di più secoli. Lo studio di questo percorso può quindi costituire un'occasione unica per comprendere meglio il nostro passato remoto così come quello prossimo, poiché la Storia e la percezione che di essa si ha nel tempo non è costante ma muta col mutare delle persone, delle mode, del gusto e delle ideologie. La storia della scoperta degli Etruschi è quindi un modo per conoscere alcuni aspetti meno noti di questo popolo e del modo in cui generazioni di storici, linguisti, filologi e archeologi, a partire dall’umanesimo, hanno contribuito a svelare progressivamente il mistero, restituendolo alla dimensione in cui oggi lo conosciamo.
Giovedì 24 gennaio 2013
Gli Etruschi senza mistero
Valentino Nizzo (archeologo Soprintendenza Beni Archeologici Emilia-Romagna)
La cronaca del quotidiano così come quella del passato si vela di “mistero” per attrarre l’attenzione del pubblico e distoglierlo dal confronto con un reale spesso assai poco e meno intrigante. Più di altre popolazioni dell’Italia preromana, gli Etruschi sono stati fin dall’antichità avvolti da un alone misterioso che, in modi spesso assai diversi, si è cercato di svelare, limitandosi talvolta ad aggiungere all’arcano fantasia e immaginazione. Il tema delle loro “origini”, ad esempio, è uno di quelli dibattuti da più tempo ma rispetto al quale l’archeologia ha da anni le sue risposte che, seppur mai del tutto risolutive, contribuiscono alla ricostruzione della loro storia più di quanto –è naturale– la semplice fantasia non sia in grado di fare.
Giovedì 7 febbraio 2013
Gli Etruschi fra l’Europa e il Mediterraneo: dalla prima età del Ferro all’Orientalizzante
Valentino Nizzo (archeologo Soprintendenza Beni Archeologici Emilia-Romagna)
Tra il X e il VII secolo a.C. l’area che poi in epoca storica coinciderà con quella occupata dagli Etruschi è interessata da un fermento e un generalizzato rinnovamento culturale da molti fatto coincidere con l’etnogenesi (l’origine etnica) della civiltà etrusca. Nella prima fase dell’età del Ferro, Lazio settentrionale, Toscana, Emilia-Romagna e alcune porzioni dell’attuale Campania cominciano a presentare tratti culturali e rituali comuni, denominati tecnicamente Cultura Villanoviana, dal sito in cui, nella seconda metà dell’Ottocento, hanno avuto luogo le prime scoperte. Uno sviluppo economico e politico repentino, tra il IX e l’VIII secolo a.C., avrebbe condotto tale Civiltà ad arrivare preparata all’impatto con il mondo ellenico e orientale all’epoca della prima colonizzazione greca. Da questo confronto sarebbe scaturita, a partire dalla fine dell’VIII secolo, una vera e propria rivoluzione nell’immaginario figurativo, culturale e artistico, nonché in quello sociale e politico, nota come periodo Orientalizzante e conosciuta ai più per lo splendore e la munificenza delle sue testimonianze, tali da imprimere, già nell’immaginario degli antichi, l’idea di una origine orientale degli Etruschi.
Giovedì 21 febbraio 2013
Etruria fuori d’Etruria: il caso della Campania
Mario Cesarano (archeologo Soprintendenza Beni Archeologici Emilia-Romagna)
La presenza di Etruschi fuori dai confini territoriali entro cui è compresa una regione omogeneamente abitata da genti etrusche, sì da chiamarsi a un certo punto della sua storia ufficialmente Etruria, è documentata dalle fonti letterarie e accertata dall’evidenza archeologica. Accanto a regioni dell’intero bacino del Mediterraneo che restituiscono documenti certi della frequentazione degli Etruschi, sotto varie e diversificate forme, si pongono le regioni della penisola italica dove gli Etruschi si sono stanziati in maniera stabile incidendo con un ruolo da protagonisti sull’evoluzione del territorio, da un punto di vista fisico, politico e sociale. In Campania le genti etrusche hanno giocato un ruolo comprimario insieme ai Greci, stabilitisi nel Golfo di Napoli a partire dall’VIII sec. a.C., ma anche con le genti indigene, gli Ausoni delle fonti letterarie, in uno scambio vicendevole che ha offerto un contributo di grossa rilevanza alla stessa formazione della cultura etrusca.
Giovedì 21 marzo 2013
L’Etruria padana: Spina
Caterina Cornelio (archeologa Soprintendenza Beni Archeologici Emilia-Romagna)
Una porta dell’Etruria padana verso la Grecia e l’oriente, una città cosmopolita tra Po e Adriatico, punto d’incontro di uomini e merci. Tutto questo è stata Spina, la città portuale etrusca sorta negli ultimi decenni del VI secolo a.C. alla confluenza tra un fiume appenninico e un ramo del Po, a breve distanza dal mare, “vissuta” fino alla metà circa del III secolo a.C.
Una città tanto ricca e importante da avere un donario presso il tempio di Apollo a Delfi; una città dove il “vivere alla greca” si è a lungo contemperato con il costume etrusco, divenuto prevalente nell’ultima fase della sua esistenza.
Giovedì 4 aprile 2013
Marzabotto etrusca: obiettivo sulla città alla luce delle più recenti scoperte
Paola Desantis (archeologa Soprintendenza Beni Archeologici Emilia-Romagna)
Ciò che fa di Marzabotto una testimonianza a tutt’oggi unica nell’ambito della civiltà etrusca è soprattutto la straordinaria conservazione dell’originale impianto della città, scandito dalle ampie strade che si incrociano ortogonalmente, suddividendo in modo regolare lo spazio della città, il cui orientamento è improntato ai canoni dell’etrusca disciplina: dai resti delle abitazioni che caratterizzano il vasto pianoro, alle costruzioni sacre sulla soprastante altura di Misanello, vera e propria acropoli della città, alle due aree funerarie immediatamente fuori dalla città dei vivi, nelle quali numerose sepolture a cassa litica conservano in posto segnacoli di svariata tipologia. Che la ricerca a Marzabotto sia ben lungi dall’essere esaurita lo dimostrano con ogni evidenza i clamorosi risultati degli scavi più recenti che, se hanno arricchito in modo straordinario la conoscenza della città, in alcuni casi ne stanno delineando vere e proprie riletture, come nel caso della scoperta del tempio dedicato a Tinia, del nuovo santuario cosiddetto della Terza Stipe, dell’individuazione di aree civili, nonché delle più recenti ipotesi sulla porta settentrionale della città.
Giovedì 11 aprile 2013
Oltre l’immagine: vasi a figure rosse tra Atene e Spina
Mario Cesarano (archeologo Soprintendenza Beni Archeologici Emilia-Romagna)
Le necropoli di Spina hanno restituito una quantità enorme di vasi attici a figure rosse. Le scene su di essi raffigurate, oltre a raccontarci, al pari di un testo letterario, miti e storie leggendarie, sono come i segni di un codice che va decifrato fino a comprendere che quei miti e quelle storie possono diventare paradigmi di valori sociali e politici che fanno da sfondo alla stessa vita quotidiana di quelle genti che si sono serviti di quei vasi e delle loro immagini, dagli Ateniesi agli Etruschi di Spina.
Giovedì 18 aprile 2013
La donna in Etruria: forme e sostanza del ruolo femminile dall’archeologia
Simona Carosi (archeologa Soprintendenza Beni Archeologici Emilia-Romagna)
Grazie alla possibilità di porre il focus sugli oggetti (“le forme”) pertinenti al mondo femminile, l'archeologia ci consente di ricostruire, almeno in parte, la “sostanza” del ruolo della donna nel mondo etrusco-italico, sotto il profilo socio-culturale, religioso, politico. L’analisi prende le mosse da contesti dell’Etruria propria per concludersi con le testimonianze, ricche di valenze, dell’Etruria Padana, andando a definire un quadro fatto di vita domestica e cittadina, di integrazione o isolamento, di preminenza o minoranza.
Giovedì 09 maggio 2013
[Video disponibile a breve]
L’eredità dell’alfabeto etrusco: da Golasecca alle Rune
Filippo Maria Gambari (Soprintendente per i Beni Archeologici Emilia-Romagna)
Primi tra tutti i popoli celtici ad evolversi verso la scrittura, i portatori della cultura di Golasecca adattano l'alfabeto etrusco per scrivere nella loro lingua fin dal VII secolo a.C. L'alfabeto moderno, comprensivo di consonanti e vocali, non sillabico, arriva così in modo precoce nel centro dell'Europa, solo un secolo dopo l'adozione da parte degli Etruschi delle lettere greche (negli empori del Tirreno meridionale, a partire da Ischia /Pithecusa) e due secoli circa dopo l'adattamento da parte dei Greci alla loro lingua delle lettere fenicie (negli empori della costa siro-palestinese). Rafforzandosi e diffondendosi nel corso dell'età del Ferro presso i popoli celtici della Cisalpina occidentale , a partire dal II secolo a.C. questa modalità scrittoria in alternativa all'alfabeto latino si diffonde su bastoncini di legno di faggio nel mondo germanico, in particolare nell'ambito sacro e magico, ed è in questo modo che nascono le rune, che, fissatesi nelle loro forme a partire dal II sec. d.C., si diffonderanno fino alla Scandinavia e saranno usate fino all'avanzato Medioevo. In questo modo la scrittura etrusca, attraverso i Celti cisalpini, diventa la prima forma diffusa di alfabetizzazione dell'Europa barbarica.
Giovedì 16 maggio 2013
Coordinamento scientifico e organizzazione a cura del dott. Valentino Nizzo, Funzionario Archeologo, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna
Allestimento tecnico e riprese video: Calogero La Versa (SBAER)
Con la collaborazione di: Elena Bottoni (SBAER), Salvatore Ditta (SBAER), Angela Costantino (SBAER)
Promozione: Carla Conti (SBAER)
Supporto grafico: Rossana Gabusi (SBAER)
Socialnetworking: Elisa Dal Pont (Università di Ferrara)
Montaggio: Umberto Guerra (Università di Bologna)
Webmaster: Chiara Ballerini
Si ringrazia tutto il personale del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara e della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna per la collaborazione.