Da venerdì 3 a domenica 12 maggio 2013 mostra di opere di Rodolfo Pasquinelli, in arte Pasquinaccio
Domenica 5 maggio 2013, ore 11, concerto del Gershwin Quintet (quattro sax e pianoforte)
Ingresso museo + concerto € 10,00
Inedito ma non casuale accostamento tra pittura, scultura e musica. Questo propongono il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara e l'Associazione Culturale Bal'danza con l'iniziativa "Musica, poesia e arte per Ferrara” che si svolge, con momenti e iniziative diverse, nella prestigiosa Sala delle Carte Geografiche del museo.
Da venerdì 3 (inaugurazione ore 17.30) a domenica 12 Maggio, il museo ospita una piccola mostra di alcune pitture e sculture di Rodolfo Pasquinelli, in arte Pasquinaccio.
Domenica 5 Maggio, alle ore 11, il Gershwin Quintet, quattro sax e pianoforte, dedicherà all'artista un concerto, con musiche di Bernstein, Gershwin e Piazzolla
Rodolfo Pasquinelli, in arte Pasquinaccio
In terra di Marche è consuetudine storpiare il nome o il cognome delle persone considerate un po' fuori dal comune. Così nasce Pasquinaccio, pseudonimo di Rodolfo Pasquinelli.
Pasquinaccio nasce ad Ancona il 23 Gennaio 1948 ma si considera da sempre Jesino, come i suoi genitori e i suoi nonni.
L’amore per la terra marchigiana con le sue dolci colline e il mare in fondo, e in particolare per la sua Jesi, lo accompagna tutta la vita insieme alla nostalgia per la lontananza. È a Jesi che Pasquinaccio ritorna ed è lì che ora riposa e, ci piace pensare, vaga.
Pasquinaccio ha un'infanzia da nomade: il lavoro del padre lo allontana dalla sua città, così Venezia prima e Treviso poi, diventano i luoghi dove cresce, matura e lavora. Venezia, quando ancora è un bambino, gli racconta la sua storia affascinante di libertà e miracoli. "E’ il solo posto al mondo -dirà- dove i cavalli stanno in aria, i leoni hanno le ali e i piccioni vanno a piedi". È proprio qui che la sua innata fantasia gli fa prendere il volo. La regina dell’acqua lo fa incontrare con l’arte, quella dei campielli popolari e rumorosi e quella dei palazzi e delle chiese, dove tutto risplende e incanta. E saranno proprio i suoi mitici personaggi che gli ispireranno sculture come il Colleoni, Veronica Franco, Dogi e Dogaresse, Arlecchino, Colombina e Casanova. E poi i pittori, quelli del Rinascimento, in particolare il Giambellino con le sue tavole preziose e le luci chiare, lo fanno sognare. Sognare di diventare un artista.
Così mentre gli amici pensano a divertirsi, Pasquinaccio prende in mano pennelli e colori, anche se è costretto, per restare ancorato al suo sogno, a studiare arte da autodidatta, perché il padre lo vuole geometra nella convinzione che gli artisti siano destinati a morire di fame. Dopo il diploma frequenta corsi di restauro e di pittura rinascimentale e poiché madre natura gli ha fornito una buona testa e una buona mano, eccolo diventare in breve “l’artista” degli amici. È un lavoratore infaticabile ed apprezzato nella sua professione, ma la passione che lo brucia gli fa sempre più spesso perdere il sonno è l’arte.
Produce moltissimo perché le idee sono tante e inarrestabili. E’ un bisogno fisico.
Fa parte, dal 1969, del Centro Artistico Piranesi, diretto e fondato dal Prof. Giancarlo Zaramella che lo guida, sostiene e consiglia insieme a molti Soci con i quali ama discutere, confrontarsi, progettare.
La sua città di adozione, alla quale si propone nel 1985 con l’Antologica “Provocazioni Pittoriche”, dopo un’entusiasmante accoglienza iniziale, si dimostra un po’ distratta verso il suo lavoro, e allora lui emigra verso luoghi che sembrano apprezzare maggiormente le sue opere come Verona, Vicenza, Venezia, Milano, Udine, Roma, Napoli, Bologna, Montecarlo.
E’ attratto dalla cultura Umanistica e i suoi quadri realizzati su tavola con colori a olio e sapienti velature, spesso parlano di temi mitologici in cui l’uomo, sempre protagonista, è in bilico tra realtà e sogno. Soffusi di malinconia, forza, tenerezza e sempre profondamente partecipi della fragilità umana, non rinunciano mai a quella vena di ironia, tratto del suo carattere, che regala un sorriso anche all’osservatore più distratto e superficiale. Col passare del tempo però, è la scultura che lo stimola e presto realizza opere in legno frutto di una tecnica originale e personalissima. La realizzazione di forme, dapprima giocose ed eleganti, come i cavalieri ironici l’Altissimo, il Potentissimo, il Fortissimo, poi sempre più dinamiche e ardite, alla ricerca di un equilibrio tra forma, volume e linee che si curvano, rigirano su se stesse fino a dare vita alle figure. Nascono così i Veloci, i Velocissimi, i Quasi Volo, e le sue Donne e quelle Sirene da tanto sognate che sembrano portare in superficie l’essenza dell’uomo e dell’artista: è qui che la sua opera si ferma, ma non il suo progetto.
La mostra di Ferrara espone una trentina di sue sculture e pitture.
Sculture
I Veloci: Vado al massimo, Carezza, Palio, Ciclista
Sirene: Raccoglimento, Prendo l'aria, Scivolo in silenzio, L'Abisso, Godo l'attimo
Donne: Agave, Matisse
I Giocosi: Pasquinaccio, Cavaliere, Vescovo, Ballerina, Nuvolari, Casanova, Carabiniere
Pitture
Tunisia, Incontro, il Sogno, La Donna del Marinaio, La Sposa Infedele, Donna Mobria, Marte e Giunone, I Ricordi, L'Etrusco
Comunicato a cura di Carla Conti - Soprintendenza Archeologica per l'Emilia-Romagna
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