La Sala del Tesoro (clicca qui per l'audioguida:), in origine forse destinata a sala da musica o a biblioteca, archivio e thesaurus (luogo di raccolta di opere d’arte e oggetti preziosi), è la sala più famosa all’interno di Palazzo Costabili, decorata tra il 1503 e il 1506 da Benvenuto Tisi detto il Garofalo, uno dei più importanti rappresentanti della scuola ferrarese rinascimentale, riportata allo splendore dei colori originari a seguito di lunghi restauri.
Nel corso degli ultimi due secoli le cronache riportano l’interesse per le valenze artistiche della Sala, ma anche la preoccupazione per il suo stato di conservazione. Dopo l’utilizzo persino come legnaia, a partire dal 1878 si riscontrano l’importante deformazione della volta in muratura, nonché le screpolature causate da un forte peso gravante sul soffitto cui seguono, soprattutto negli anni venti e trenta, interventi di consolidamento e stuccatura della superficie pittorica con malta a base cementizia.
Negli anni 2005-2008, a seguito di una ricerca storico-archivistica e diagnostica preliminare, si procede alle necessarie opere di consolidamento statico e strutturale della volta e a un restauro totale delle superfici pittoriche.
Alzando lo sguardo ci si trova di fronte a uno spettacolo decorativo eccezionale: un’audace prospettiva dal basso verso l’alto ispirata alla celebre Camera degli Sposi dipinta da Andrea Mantegna a Palazzo Ducale nella vicina Mantova.
Lungo i lati del soffitto un’ampia balconata da cui pendono tappeti orientali: una galleria di personaggi, molti dei quali con strumenti musicali, affacciati in maniera disinvolta a testimoniare con garbo e misura il loro amore per l’arte, la musica e la poesia, quasi una vetrina dell’aristocrazia del tempo da cui emergono ritratti di rara eleganza. In una suggestiva scenografia, oltre la balconata si apre un cielo turchino, su cui è strutturato un gazebo con rami carichi di frutta e tralci sospesi, annodati alla balaustra. La sala è un hortus conclusus, un giardino segreto voluto dal padrone di casa per i suoi importanti ospiti.
Al centro dell’apertura illusionistica sono un fastoso rosone in legno intagliato e dorato e una finta architettura che funge da copertura e al tempo stesso da decorazione. Tutt’intorno corre un fregio a grottesche entro cui compaiono medaglioni con scene mitologiche e storie dell’antica Roma. La pittura del soffitto è stata raccordata alle pareti intorno al 1517 con la decorazione di vele, pennacchi e lunette nelle quali è illustrato il mito di Eros e Anteros, opera letteraria dell’umanista Celio Calcagnini, stretto amico del Costabili e da lui stesso scelto per ispirare il Garofalo e i suoi collaboratori.
Si ringrazia la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara per il contributo ai lavori di restauro