La devozione religiosa degli abitanti di Spina consente di entrare in contatto con le componenti emotive e spirituali che accompagnavano il rapporto di questa popolazione con il trascendente. Allo stato attuale delle ricerche ci sfugge la sfera cultuale pubblica di questo antico centro, mentre possiamo ipotizzarne alcuni aspetti della religione privata; infatti le tracce più articolate e più attendibili - dal punto di vista archeologico - della sacralità provengono dalle necropoli e dall'abitato, dove si adattavano indifferentemente alle esigenze rituali della vita e della morte: statuette in terracotta e in bronzo, vasetti miniaturistici in ceramica (assimilabili ai depositi dei santuari connessi al culto delle acque o a stipi domestiche), coronamenti di candelabri in bronzo (configurati a gallo - associato ad Afrodite, Hera, Dioniso, Hermes, Persefone e Zeus - e a pernice, sacra ad Afrodite, Atena e legata al mito di Dedalo, Icaro e Talo), dediche alle divinità incise su vari manufatti, raffigurazioni realizzate nella pittura vascolare e nella scultura in bronzo, in cui vengono celebrati Ade, Atteone, Dioniso, Herakles, Hermes e Zeus.
L'unica classe di materiali attestata esclusivamente nell'abitato è costituita da una particolare tipologia di coppe lustrali (louteria).
Particolarmente toccante, per la forza evocativa dei sentimenti di profonda devozione e di coinvolgente tenerezza, risulta la coroplastica (scultura in terracotta) declinata nelle più svariate espressioni figurative: colombe (sacre ad Afrodite, Hera, Dioniso, Hermes e Persefone), gallo, tartaruga (collegata ad Afrodite, Hermes ed essa stessa demone che trascina l'anima dei defunti nel Tartaro), bambole e giocattoli (allusivi all'infanzia spezzata dalla morte), melegrane (associate ad Afrodite, Hera e Persefone, rievocanti la fertilità e attributo tradizionale degli iniziati ai culti misterici), mele, mele cotogne e semplici sfere (simbolo, come le uova, di rinascita e di ritualità segrete), statuette di devoti, Ermafrodito, figure e divinità femminili in piedi o sedute in trono, banchettanti, sileni e giovani con attributi tipici del culto dionisiaco (corona di foglie sul capo, grappoli d'uva, pelle di cerbiatto ecc.). Alla sfera del sacro appartengono anche i vasetti bruciaprofumi e un askos configurato a scrofa (animale in vario modo destinato ai sacrifici, per immolazione durante le feste in onore di Demetra, o per altri atti purificatori legati al sangue). Diversamente va inteso un piede con sandalo in terracotta, interpretabile come votivo anatomico, destinato solitamente a divinità salutari di tradizione etrusco-italica e associato, nella tomba 300 B di Valle Pega, a una coppia di placche frammentarie conformate a figura femminile panneggiata.
Attestati con straordinaria varietà di manifestazioni a partire da V sec. a.C., i votivi di Spina registrano un forte incremento tra la seconda metà del IV e il III sec. a.C., periodo al quale va ascritto un repertorio più standardizzato e limitato essenzialmente alle statuette; i busti e le protomi di divinità femminili in terracotta sono riconducibili a una particolare tipologia che, tra la metà del VI e gli inizi del V sec. a.C. si diffuse da Rodi e dalle coste microasiatiche verso l'Occidente. Questi manufatti rievocano Persefone-Kore, la dea che, dopo essere stata rapita da Ade, si rifiutò di nutrirsi del cibo dei morti ma cedette ai chicchi di una melagrana e per questo fu costretta a vivere sei mesi l'anno nel mondo infero come sposa di Ade e regina dell'Oltretomba e a ricongiungersi, durante il restante periodo, con la madre Demetra. La protome evocherebbe pertanto il momento in cui Persefone riappariva sulla terra, riemergendo dal mondo sotterraneo, secondo la simbologia caratteristica di divinità preposta al rinnovarsi dei cicli vegetativi e della vita: la dea è raffigurata spesso con un alto copricapo (polos) e con i capelli divisi sulla fronte, spesso ricadenti sulle spalle.
Tutte queste straordinarie testimonianze religiose ci aiutano ad avvicinarci ai riti e alla sacralità di Spina, illuminando gli intimi sentimenti, l'aspirazione al trascendente e all'immortalità dei suoi devoti, assorti nella vita quotidiana e nell'oscurità delle tombe in un toccante e misterioso dialogo privato con la divinità.
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