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Introduzione alla visita

 

Il prosciugamento prima di Valle Trebba (1922) poi di Valle Pega (1953) ha portato alla luce due diversi settori di un'unica grande necropoli, celata sotto gli apporti alluvionali del Po e del suo delta. A separarla dalla città deivivi, l'antica Spina, era un tempo il corso del fiume Spinete.
Le oltre 4.000 sepolture erano disposte nei dossi sabbiosi di origine fluvio-marittima che emergevano dalla laguna (in Valle Pega denominati convenzionalmente dagli archeologi dossi A, B, C, D, E), di fronte alla linea di costa.
Prive di elementi architettonici esterni e di ogni monumentalità, erano per lo più riunite in grandi gruppi e contraddistinte da cippi in pietra o ciottoli fluviali, probabili segnacoli per rituali di commemorazione.
Il rinvenimento di tombe più antiche (V secolo a.C.) al centro di gruppi di sepolture più recenti ha fatto ipotizzare l'esistenza di sepolcreti di carattere familiare allargato.
Il rito funerario era duplice nella necropoli di Spina, con una leggera prevalenza di inumazioni rispetto alle cremazioni.
Gli inumati, sempre orientati in direzione nord-ovest/sud-est secondo un rituale di seppellimento costante per tutta la durata d'uso della necropoli, erano riposti entro cassoni di legno talvolta rivestiti di calce, con il corredo lungo il fianco destro.


Potevano portare nella mano un frammento di bronzo da offrire come obolo a Caronte per garantirsi la traghettata verso gli inferi, secondo un'antica credenza.
Nel caso delle cremazioni le ceneri venivano raccolte in un vaso cinerario, un dolio grezzo o più raramente un vaso attico figurato o un'urna in marmo, a sua volta inserito nel cassone di legno. I resti combusti potevano anche essere avvolti in un tessuto e collocati sul fondo di un pozzetto o in una fossa con il corredo a fianco.
Spesso in contrasto con la semplicità delle sepolture sono gli oggetti che accompagnano i defunti. Corredi connotati da materiali di pregio e ricchi di contenuti simbolici significativi, distribuiti lungo tutto l'arco temporale di vita della città etrusca (dal 540 alla metà del III secolo a.C.), ben rappresentano il tenore, le tendenze ideologiche e la storia degli abitanti di Spina. 

Lo Studio delle Necropoli

Gli studi delle necropoli e del rito funerario, attraverso l'analisi degli oggetti rinvenuti, consentono una lettura antropologica e sociale indispensabile per comprendere la vita delle comunità antiche. La collocazione delle tombe, i tipi di sepoltura, la disposizione del cadavere evidenziabili attraverso gli indizi ricavabili dallo scavo archeologico costituiscono una base imprescindibile per la ricostruzione del rituale. Esaminati e catalogati dagli archeologi, gli oggetti ritrovati nelle tombe (il cosiddetto "corredo funerario") – sia appartenessero al defunto sia fossero funzionali alla cerimonia – non solo offrono preziose indicazioni sulla società di Spina, sulla vita economica e sui rapporti di scambio con il mondo greco e italico, ma anche rivelano quanto la sfera rituale fosse permeata da usanze elleniche. Tra le tombe ve ne sono alcune con corredi di tale ricchezza e bellezza da avere ben pochi confronti in tutta l'Italia settentrionale. 

Il Rituale funerario

La tomba era il luogo fisico di passaggio dal mondo dei vivi a quello dei morti e tramite per l'aldilà: la sua chiusura rituale segnava la separazione definitiva tra le due sfere. Il rituale funerario, che costituiva anche l'occasione per mostrare lo status del defunto, prevedeva un insieme di azioni definite e ripetute quali la preparazione del corpo, lavato e profumato con oli dalle donne, l'esposizione nell'abitazione, dove veniva pianto dai parenti, il trasporto al luogo di sepoltura durante la notte o alle prime luci dell'alba, la deposizione nella tomba di oggetti appartenuti al morto e infine le libagioni e i sacrifici con preghiere e invocazioni agli dei per propiziarne il viaggio nell'aldilà. Nulla di casuale veniva inserito, dai beni personali indicatori di sesso, età e rango sociale (vasellame, armi, oggetti d'ornamento) agli oggetti funzionali al banchetto funebre (vasi per versare e per bere, strumenti per cuocere la carne, candelabri per illuminare) alle offerte simboliche (obolo per Caronte, pigne, statuine) e reali (animali sacrificati in modo cruento, frutti e primizie del raccolto, dolci, uova, latte e vino).
A Spina, le tombe femminili più di quelle maschili, pur presentando corredi simili, sembrano caratterizzate da oggetti distintivi ed esclusivi, quali gioielli in oro, monili in ambra, fibule e, più raramente, specchi, spilloni per capelli, fuseruole. 

Piano Nobile

Sala I  (clicca qui per l'audioguida: )

Il percorso museale nella necropoli di Spina si apre al visitatore in modo simbolico, distaccandosi dal criterio cronologico che fa da filo conduttore all'esposizione, per offrire infomazioni di carattere generale. Prima di comprendere e ammirare i ricchi corredi si passano in rassegna le tipologie tombali per conoscere i due riti funerari in uso indifferentemente dal 540 a.C. alla seconda metà del III secolo a.C., l'inumazione e la cremazione.
 
Nelle grandi vetrine a terra sono state ricomposte due sepolture da Valle Trebba nel momento della scoperta: tomba 1082 a cremazione, di fine IV-inizi del III secolo a.C. e tomba 483 a inumazione, della seconda metà del V secolo a.C. . I resti del defunto e il corredo sono stati rinvenuti, come nella maggior parte dei casi, all'interno di cassoni in assi di legno, interrati a più di un metro di profondità e orientati in direzione nord-ovest/sudest secondo l'andamento dei dossi sabbiosi di origine alluvionale che emergevano dalla laguna. Le ricomposizioni sono state rese possibili grazie alla documentazione grafica dei giornali di scavo.
 Assai varia a Spina è la tipologia dei recipienti utilizzati come cinerari e di cui è proposta una panoramica proveniente da alcune tombe di Valle Trebba. Nella tomba 125, segnata esternamente da un grande ciottolo, le ceneri furono raccolte all'interno di una monumentale anfora con coperchio del Pittore di Kleophades (500 a.C. circa), mentre nella tomba 207, databile al 480 circa a.C., fu preferito un dolio grezzo.
Singolari le urne a sarcofago delle tombe a incinerazione 485 e 344 di Valle Trebba, realizzate in blocchi di marmo greco, forse dell'isola di Paro, tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C. e che a Spina rappresentano una rarità.


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Orari:

Orari: da martedì a domenica ore 9.30-17.00 (chiusura biglietteria ore 16.30). Lunedì chiuso


 

Costo biglietto:

Intero € 6,00

Biglietto integrato con Museo Nazionale Etrusco "P. Aria" di Marzabotto € 7

Ridotto € 2,00 (cittadini EU di età compresa tra i 18 e i 25 anni).

Ridotto € 1,00 (ingresso solo giardino)

Gratuità: visitatori di età inferiore a 18 anni; giornalisti con tesserino; studenti delle facoltà di Architettura, Conservazione dei Beni Culturali, Scienze della Formazione o Lettere e Filosofia con indirizzo archeologico o storico-artistico; visitatori con disabilità (con accompagnatore).

 

Servizi al pubblico:

Sala per conferenze e convegni, accessi facilitati.