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La seconda metà del IV secolo a.C.


Sala VIII (clicca qui per l'audioguida: )

Spina sopravvive alla fine violenta dei centri etrusco-padani proprio per la sua connotazione di città mercantile, sbocco al mare di fondamentale importanza strategica anche per le popolazioni celtiche prive di vocazione marinara. Evidenti sono i segni che documentano, soprattutto nella seconda metà del IV secolo a.C., nuovi itinerari commerciali e nuove sfere d'interesse. Dall'analisi dei corredi funerari risalenti alla seconda metà del IV secolo a.C. emerge, da una parte, un calo degli oggetti sul piano quantitativo, dall'altra una drastica riduzione delle importazioni dall'Attica con la comparsa di manifatture alternative. Poche sono le tombe di alto rango, nelle quali i vasi attici, sempre più rari e ormai più antichi rispetto gli altri oggetti deposti, diventano simbolici beni di famiglia.
Il corredo della tomba 4C di Valle Pega riflette questi cambiamenti: è ancora presente la ceramica figurata attica, pur con ultimi prodotti di questo tipo, mentre compare la ceramica etrusca prodotta a Volterra. Le nuove botteghe, che realizzano vasi di piccole dimensioni adatti a un trasporto via terra su carri, si collegano a Spina attraverso l'Appennino tosco-emiliano, probabilmente controllato dai Celti stessi con i quali gli Etruschi erano riusciti a impostare rapporti amichevoli.
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Nuovi importanti partner commerciali per Spina diventano, nella seconda metà del IV secolo a.C., la Sicilia e la Magna Grecia, centro di produzione della ceramica sovradipinta detta "di Gnathia". Tramite il commercio magnogreco giungono a Spina anche prodotti di lusso, come una patera in stagno con l'apoteosi di Eracle e degli dei a banchetto sull'Olimpo, prodotta nell'Italia del sud, e una phiale (coppa) in pasta vitrea, di fabbricazione orientale (Asia Minore) su imitazione di prototipi in metallo. La produzione ceramica siceliota a figure rosse è ben rappresentata dalla lekane e dalla pisside della tomba 2B di Valle Pega, anche questa riferita a una donna.
Il corredo della tomba 1188 di Valle Trebba , databile tra il 325 e il 300 a.C. è attribuito dagli studiosi alla sepoltura di un adolescente di famiglia punica, deposto con una maschera funeraria a scopo apotropaico. Numerose nei corredi di questo periodo – rinvenute in più di 300 tombe sulle oltre 4.000 complessive – sono le anfore commerciali, in particolare vinarie, a rappresentare simbolicamente il contributo di vino portato dal commensale al simposio ultraterreno.
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Sala IX (clicca qui per l'audioguida: )

Ceramiche provenienti dall’Etruria (Volterra e Chiusi), dalla Magna Grecia e dalla Sicilia, oltre che da botteghe locali, sostituiscono dal 325 a.C. circa la ceramica attica nei corredi. Scarti di cottura testimoniano, nella stessa Spina, forse anche a seguito di uno spostamento di artigiani, la presenza di officine di ceramisti che, insieme alle produzioni a pasta grigia e depurata, si cimentano nei vasi a vernice nera e sovradipinti in rosso.
Il fenomeno più interessante del momento è costituito dalla cosiddetta “ceramica alto-adriatica” che, realizzata in diversi centri del litorale adriatico tra le Marche e Adria, sembra avere in Spina un centro produttivo oltre che un importante polo di smistamento lungo la costa, sull’altra sponda adriatica (Istria) e nell’interno fino a Bologna. Derivata per forme e decorazioni dalle ultime espressioni di quella attica, la ceramica alto-adriatica predilige i vasi da banchetto (crateri, brocche e coppe), decorati inizialmente nella tecnica a figure rosse, spesso con teste femminili di profilo con la chioma racchiusa in una cuffia ricamata (sakkos), successivamente con tratti neri su fondo bianco e con motivi vegetali puramente ornamentali.
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Ad accompagnare i defunti nella sepoltura sono quindi sia vasi figurati e con colore sovradipinto prodotti dalle fiorenti officine della Puglia (oinochoai trilobate a lungo collo della tomba 505C) sia vasellame alto-adriatico ( skyphoi della tomba 38C). Influenzata dal mondo magnogreco è anche la serie di statuette e busti votivi in terracotta presenti, oltre che nelle tombe, nell’abitato. Oggetti specifici del mondo muliebre sono una scatola in legno per cosmetici e un alabastron porta profumo dalla tomba 38C.
È questo il periodo in cui, secondo alcuni studiosi, per ovviare al progressivo spostamento verso est della linea di costa, gli abitanti di Spina, ormai privati del loro fertile entroterra e attratti dai proventi della pirateria, scavano un canale artificiale per congiungere la città al mare aperto. 

Sala X

Il "tono" generale della città, tra la fine del IV secolo a.C. e l'inizio del III, fortemente ripiegata su se stessa e lontana dai fasti del secolo precedente, prelude all'evento dell'"evacuazione" dei suoi abitanti cui accenna nel I secolo a.C. lo storico greco Dionigi di Alicarnasso. Spina si avvia a un rapido declino, stretta nella morsa celtica e privata ormai del ricco entroterra, un tempo sapientemente bonificato e coltivato, che aveva nella città di Felsina (Bologna) la sua anima economica e la sua forza politica.
Rimane tuttavia ancora saldo e vitale il rapporto con l'Etruria propria, a conferma del quale una fonte antica ricorderebbe un percorso transappeninico della durata di tre giorni da Spina a Pisa.
Di questi nessi sono specchio fedele le ceramiche volterrane e chiusine. Da Volterra, dalla fabbrica cosiddetta "di Malacena" dal nome della località dove sono state individuate per la prima volta, provengono fine vasellame a vernice nera e una caratteristica ceramica sovradipinta con cigni e palmette, mentre di Chiusi è la ceramica figurata, più rara.
I corredi delle tombe esposte, 646C e 654C di Valle Pega, esibiscono le forme più ricorrenti della produzione etrusca a figure rosse, come lo skyphos e il cratere a colonnette. Di particolare interesse il servizio in ceramica a vernice nera dalla tomba 646C composto da un grande piatto sui cui è graffito il nome del defunto P E R K N A S e da una serie di ciotole di diverse misure recanti la sola iniziale. 

Sala XII (clicca qui per l'audioguida: )

Due manufatti di grande pregio, deposti accanto a pochi e semplici oggetti, sono i simboli di rango di una donna sepolta nell'ultimo ventennio del IV secolo a.C.
Una preziosa collana in ambra con pendente a doppia testa, personale ornamento della defunta, e un kantharos dorato a testa di Eracle e di fanciulla con elmo (Atena, Amazzone oppure Onfale), raffinato prodotto di una bottega specializzata di Chiusi (Clusium Group), occupano infatti un posto di rilievo nel corredo della tomba 1029B di Valle Pega, che comprende vasellame comunemente in uso a Spina in questo particolare momento storico, come recipienti di produzione etrusca a vernice nera e in ceramica grigia e di produzione alto-adriatica.

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Orari:

Orari: da martedì a domenica ore 9.30-17.00 (chiusura biglietteria ore 16.30). Lunedì chiuso


 

Costo biglietto:

Intero € 6,00

Biglietto integrato con Museo Nazionale Etrusco "P. Aria" di Marzabotto € 7

Ridotto € 2,00 (cittadini EU di età compresa tra i 18 e i 25 anni).

Ridotto € 1,00 (ingresso solo giardino)

Gratuità: visitatori di età inferiore a 18 anni; giornalisti con tesserino; studenti delle facoltà di Architettura, Conservazione dei Beni Culturali, Scienze della Formazione o Lettere e Filosofia con indirizzo archeologico o storico-artistico; visitatori con disabilità (con accompagnatore).

 

Servizi al pubblico:

Sala per conferenze e convegni, accessi facilitati.