SALA 6
Il cratere della tomba 1145 (ca. 380 a.C.) rientra nel percorso della mostra Se gli uomini non trAmano…lo fanno le donne perché ci racconta la tragica storia di una donna: Ifigenia.
La leggenda di Ifigenia, una delle figlie di Agamennone e di Clitennestra, è argomento di numerose opere teatrali di autori tragici. L’episodio del sacrificio di Ifigenia ci viene narrato da Eschilo nell’Agamennone (458 a.C.) e, più tardi, da Euripide nell’Ifigenia in Aulide (407/406 a.C.). Il seguito del racconto verrà ulteriormente sviluppato da Euripide nell’Ifigenia in Tauride (414/409 a.C), opera dalla quale sono tratti i tre momenti rappresentati su questo cratere.
Agamennone incorse nella collera di Artemide e la flotta Achea, in partenza verso Troia, fu trattenuta in Aulide a causa di venti sfavorevoli. Un indovino predisse che la collera della dea potesse essere placata soltanto se Agamennone avesse acconsentito a sacrificarle la figlia Ifigenia, la quale sarebbe poi stata chiamata in Aulide con la falsa promessa di un matrimonio con Achille. Ma Artemide, impietosita, salvò Ifigenia sostituendola con una cerva sull’altare al momento del sacrificio.
Dunque, la giovane Ifigenia venne rapita e portata in Tauride dove, in veste di sacerdotessa di Artemide, avrebbe avuto il compito brutale di sacrificare tutti gli stranieri giunti su quella terra lontana. Molti anni dopo Oreste, fratello di Ifigenia, e Pilade, suo compagno di viaggio, sbarcarono in Tauride con il compito, affidatogli da Apollo, di rubare la statua di Artemide, ma una volta catturati vennero portati al tempio per essere uccisi. Né Oreste riconobbe Ifigenia, né lei il fratello, ma quando comprese che i due stranieri provenivano dalla sua stessa terra d’origine, Micene, la sacerdotessa decise di risparmiare la vita ad uno di loro a patto che, una volta tornato in patria, consegnasse un messaggio ai suoi famigliari.
Sul nostro cratere osserviamo l’esatto momento in cui Ifigenia (in piedi con in mano la chiave del tempio di Artemide e con un’ancella al seguito) consegna il messaggio a Pilade. Oreste è rappresentato in basso in atteggiamento di supplice e con in mano una doppia lancia. Il ceramografo decide quindi di cogliere il momento centrale di un’opera teatrale ben precisa come se avesse assistito egli stesso alla rappresentazione, scelta, questa, non molto frequente nella ceramica attica.
Il messaggio è l’espediente che Euripide decide di adottare per ribaltare la situazione: sarà infatti grazie alla lettura ad alta voce del contenuto del messaggio che i due fratelli si riconosceranno. Nell’ultima parte della vicenda, Ifigenia escogiterà un piano per ingannare Toante, re della Tauride (in basso a destra con il grande scettro gigliato e un servo alle sue spalle) e fuggire insieme al fratello, portando con sé la statua della dea (visibile al centro del tempietto alle spalle di Ifigenia).
Il ruolo ricoperto dalla giovane Ifigenia è quindi quello della vittima sacrificale destinata a placare il volere ostile degli dei. L’essere parthènos, cioè fanciulla vergine destinata al matrimonio, è condizione necessaria per suggellare il matrimonio simbolico con il divino e ciò rappresenta un’inevitabile rinuncia al ruolo di madre e moglie che altrimenti Ifigenia avrebbe avuto con un matrimonio terreno, vissuto nel mondo greco come naturale compimento della vita di una donna e come lei stessa lamenta nel monologo euripideo:
[…]
e su equestri carri
alle sabbie di Aulide mi addussero
sposa, ahimè, non sposa
per il figlio della Nereide.
E ora qui, una straniera,
abito le case inamene sull’inospite mare
senza nozze senza figli senza città,
io che già fui ambita dagli Elleni,
e per Hera in Argo non canto
né intesso con la spola
su garruli telai
le figure di Pallade ateniese
e dei Titani
[…]
[vv. 214-225 Euripide, Ifigenia in Tauride. Trad. Franco Ferrari]
Chiara Ballerini
BIBLIOGRAFIA:
AURIGEMMA S., La Necropoli di Spina in Valle Trebba, vol II, Roma 1965 pp. 21-25
GUZZO P.G., BERTI F. (a cura di), Spina. Storia di una città tra Greci ed Etruschi. Catalogo della mostra, Ferrara-Castello Estense 26 settembre 1993 - 15 maggio 1994
KALTSAS N., SHAPIRO A., Worshiping Women. Ritual and Reality in Classical Athens, New York 2008 pp.198-199
MAZZOLDI S., Cassandra, la vergine e l’indovina. Identità di un personaggio da Omero all’Ellenismo, Pisa/Roma, 2001
STELLA L.A., Mitologia Greca, Torino 1956